La Ricerca Emancipatoria sulla Disabilità su base comunitaria (CB-EDR) sostiene le persone con disabilità e le organizzazioni di persone con disabilità nella produzione di una nuova conoscenze sulla loro vita e sulle diverse barriere (sociali, economiche e culturali) che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società. L’EDR è quindi sia uno strumento per favorire l’inclusione che uno strumento per raccogliere dati quantitativi e qualitativi per identificare e affrontare le barriere che le persone con disabilità incontrano nell’esercizio dei loro diritti. Nel capitolo intitolato “Produzione di conoscenza e rafforzamento dei diritti umani: il ruolo e le potenzialità della ricerca emancipatoria sulla disabilità” (Research Handbook on Disability Policy, 2023) Mario Biggeri, Federico Ciani, Giampiero Griffo e Sunil Deepak propongono una metodologia solida e flessibile per condurre l’EDR, basata su nove casi di studio in sei Paesi diversi: India, Liberia, Mongolia, Mozambico, Palestina e Tanzania. I risultati dei casi studio dimostrano come l’EDR possa influenzare i processi decisionali.
Il principio fondamentale della Ricerca Emancipatoria sulla Disabilità è che le persone con disabilità agiscono come co-ricercatori per ottenere progressivamente il controllo durante tutte le fasi del processo di ricerca, compresa l’identificazione delle domande di ricerca, l’elaborazione della metodologia di ricerca e la raccolta, l’analisi e la diffusione dei dati. In tutto questo processo, i ricercatori accademici agiscono come facilitatori e fornitori di assistenza tecnica. L’EDR può essere utilizzata non solo per mappare le disuguaglianze, ma anche per descrivere e analizzare i meccanismi e i processi di inclusione/esclusione dal punto di vista delle stesse persone con disabilità.
Poiché la Ricerca Emancipatoria sulla Disabilità su base comunitaria è intrinsecamente basata sul contesto in cui viene svolta, è generalmente difficile definirla in termini di strumenti di ricerca e/o di argomenti trattati dalla ricerca. Pertanto, l’identificazione degli argomenti da trattare in un processo di EDR dovrebbe essere prerogativa delle persone con disabilità e/o delle DPO coinvolte.
Per questo motivo, gli autori introducono un approccio specifico alla pianificazione e all’implementazione dell’EDR, da collocare nelle comunità e coinvolgendo gruppi di persone con disabilità, con il supporto esterno di esperti accademici e non, che hanno identificato come EDR su base comunitaria o community-based Emancipatory Disability Research (CB-EDR). Questa procedura copre l’intero ciclo di vita di un progetto di ricerca, con l’obiettivo di conciliare i due principali risultati della CB-EDR, ovvero:
- l’elaborazione di un prodotto di ricerca valido
- la promozione dell’empowerment e dell’emancipazione a livello individuale e collettivo.
Nel CB-EDR, le persone con disabilità senza esperienza accademica o competenze specifiche sono formate e sostenute per sviluppare una ricerca sul campo, attraverso la lente di un modello di disabilità sociale e basato sui diritti umani che si concentra sui diversi tipi di barriere che caratterizzano i vari ambiti della vita. Questo metodo si basa sul lavoro svolto in oltre un decennio di ricerca sul campo condotta direttamente dagli autori, presentando tratti comuni, punti di forza, debolezze e lezioni apprese in nove diversi casi di studio in sei diversi Paesi.
La CB-EDR è dunque una strategia promettente che favorisce il dialogo tra attori e stakeholder diversi e spesso troppo distanti. Le persone con disabilità, le istituzioni pubbliche, gli istituti di ricerca, le DPO e altre organizzazioni della società civile sono tutti attori interessati per i quali la Ricerca Emancipatoria sulla Disabilità su base comunitaria può costituire un’arena preziosa in cui facilitare il dialogo, strutturare lo scambio reciproco e produrre un cambiamento nella cultura e nelle pratiche.
Il capitolo completo è disponibile qui.