La crescente consapevolezza del ruolo dei diritti sociali come componente fondante della cittadinanza e della coesione europea ha portato le istituzioni dell’Unione Europea a varare il European Pillar of Social Rights (EPSR), nel 2017. Nel Working paper n°27 del progetto EUROSHIP “Intersectionality and the assessment of gaps in social citizenship” scritto da Mario Biggeri, Direttore Scientifico di ARCO, Federico Ciani, Coordinatore dell’Unità Sviluppo Inclusivo e Adam Francescutto, Università di Firenze, si indaga se e come sia possibile studiare il livello e l’evoluzione dei diritti sociali nell’UE monitorando l’implementazione dell’ European Pillar of Social Rights adottando l’intersezionalità come prospettiva analitica. In secondo luogo, la ricerca intende verificare se sia possibile farlo utilizzando il Social Score Board – una dashboad di 35 indicatori che monitora l’effettiva attuazione dell’ European Pillar of Social Rights – come set di informazioni originali e quindi proporre un’analisi simultaneamente disaggregata per genere e per regione NUTS2 (divisione economica del territorio europeo basata sulle regioni di base per l’applicazione delle politiche regionali).
Per raggiungere l’obiettivo prefissato, lo studio estende i metodi utilizzati nel working paper EUROSHIP n. 13, in cui i ricercatori di ARCO hanno mostrato il potenziale dell’applicazione della procedura dell’indicatore sintetico multidimensionale (MSI) al Social Score Board per sviluppare l’Indicatore Europeo dei Diritti Sociali (ESRI). Il principale valore aggiunto dello sviluppo di un indicatore composito deriva dalla capacità di misurare fenomeni multidimensionali su una scala unidimensionale, facilitando così i confronti tra unità e tempi. Lo sviluppo di un indice composito può quindi essere utile per sintetizzare le informazioni, attirare l’attenzione dei decisori politici e di un pubblico non tecnico, e sollevare l’attenzione sulla complessità di fondo dell’ESRI.
Un aspetto estremamente interessante sotto questo profilo è costituito dalla disaggregazione dell’indice sia a livello NUTS2 che per genere. Questo permette di andare aldilà di analisi aggregate a livello nazionale e di identificare i territori caratterizzati da maggiori criticità. Ad esempio, l’analisi mostra come la parte meridionale dell’Italia e della Spagna e larghe fasce di territorio greco e balcanico presentino performance critiche con livelli di diritti sociali che sono spesso diminuiti negli ultimi 10 anni. Allo stesso tempo anche zone tradizionalmente meno problematiche (come ad esempio il Nord Ovest Italiano o alcune zone della Francia) presentano crescenti fragilità. A questo si aggiunge un pronunciata divergenza dell’Europa meridionale sia a livello esterno (i.e. nei confronti del resto dell’unione) sia a livello interno (i.e. tra le diverse regioni NUTS2). La disaggregazione di genere, quindi, identifica il Nord Europa come area più virtuosa mentre il gender gap nell’ambito dei diritti sociali tende a ridursi in Europa meridionale ma non in Europa orientale.
È interessante notare che l’uso di strumenti GIS e di tecniche di visualizzazione dei dati geografici si è rivelato un valido supporto per presentare i punti principali emersi dall’analisi. Gli strumenti GIS e le tecniche di visualizzazione dei dati hanno permesso di identificare le tendenze divergenti tra le diverse macroregioni europee. In futuro, i GIS dovrebbero essere utilizzati come un valido supporto per affrontare le eterogeneità che caratterizzano il contesto europeo.
Per saperne di più sui risultati dello studio è possibile accedere al Working Paper qui.