Monitorare la convergenza sociale

Sviluppo sostenibile e diritti sociali nel futuro dell’Unione Europea

Dopo la crisi del 2008, la consapevolezza sul ruolo dei diritti sociali come componente fondamentale dell’Unione Europea è significativamente aumentata. Il dibattito sulla convergenza sociale – cioè, la convergenza verso standard più elevati di diritti sociali – all’interno dell’UE è diventato centrale, come prerequisito per la prosperità delle società europee e fondamento dell’esistenza stessa dell’Unione Europea come entità politica.

L’erosione dei diritti sociali e le disuguaglianze territoriali, sia tra gli stati membri che all’interno di essi, possono essere considerate una minaccia esistenziale per l’UE come la conosciamo oggi, e ancor di più per il processo di integrazione.

“Tracking the Upward Social Convergence” esplora l’evoluzione dei diritti sociali nell’Unione Europea, sottolineando il legame vitale tra giustizia sociale e transizione verde. Utilizzando un indicatore sintetico multidimensionale basato sul Social Scoreboard, l’European Social Rights Indicator (ESRI), i dati che seguono forniscono una visione complessa dei progressi compiuti nel campo dei diritti sociali a livello regionale (NUTS2) e nazionale (NUTS0).

Per analizzare la convergenza sociale e ambientale nell’UE abbiamo utilizzato anche i dati dell’Environmental Performance Index, considerando le variazioni regionali e temporali. Queste hanno rivelato l’impatto delle politiche fiscali post-Covid e l’importanza di strategie integrate per ridurre le disuguaglianze territoriali, promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo in Europa.

La ricerca è stata condotta da Irene Fattacciu, Arianna Vivoli, Federico Ciani,  Mario Biggeri e Caterina Arciprete nell’ambito del bando MAECI 2023 “Contributi a progetti di studio, ricerca e analisi nel campo della politica estera e della promozione e sviluppo delle relazioni internazionali”.

I contenuti

Gli indicatori sono prima standardizzati e poi aggregati utilizzando la media geometrica per i domini e la procedura dell’Indicatore Sintetico Multidimensionale (MSI) per i pilastri e l’indicatore finale. Questo metodo consente di gestire l’eterogeneità e la sostituibilità tra le dimensioni, fornendo una valutazione flessibile e dettagliata della situazione sociale nei paesi europei. Il risultato finale è un indice aggregato positivo: più è alto, migliore è la performance della regione nell’attuazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.

1. Cos’è lo European Social Rights Indicator (ESRI) e come viene formulato?

L’ESRI è stato sviluppato dal gruppo di ricerca di ARCO e UNIFI nell’ambito del progetto Horizon Europe 2020 EUROSHIP. È un indicatore composito che misura la performance dei paesi europei nell’attuazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali (EPSR). Sintetizza vari indicatori selezionati dal Social Scoreboard, basati su tre pilastri principali – tra cui pari opportunità, condizioni di lavoro e protezione sociale – in un’unica scala unidimensionale.

ESRI framework indicatori social rights diritti sociali UE

Gli indicatori sono prima standardizzati e poi aggregati utilizzando la media geometrica per i domini e la procedura dell’Indicatore Sintetico Multidimensionale (MSI) per i pilastri e l’indicatore finale.
Questo metodo consente di gestire l’eterogeneità e la sostituibilità tra le dimensioni, fornendo una valutazione flessibile e dettagliata della situazione sociale nei paesi europei.

Fonti: i dati utilizzati provengono da Eurostat nella sezione “Regional statistics by NUTS classification (reg)” e da dati OCSE nella sezione “Regional Social and Environmental Indicators”.

2. Cos’è l’Environmental Performance Index (EPI) e come è formulato?

L’Environmental Performance Index è stato sviluppato dai ricercatori delle Università di Yale e Columbia in collaborazione con il World Economic Forum.

È un indicatore composito che misura la performance ambientale dei paesi in tutto il mondo. Sintetizza vari indicatori selezionati che coprono dieci categorie principali – tra cui qualità dell’aria, risorse idriche, biodiversità e habitat, risorse naturali e cambiamenti climatici – in un’unica scala unidimensionale.

Gli indicatori sono prima standardizzati e poi aggregati utilizzando la media geometrica per le categorie e la procedura dell’Indicatore Sintetico Multidimensionale (MSI) per le dimensioni e l’indicatore finale. Questo metodo consente di gestire l’eterogeneità e la sostituibilità tra le dimensioni, fornendo una valutazione flessibile e dettagliata della situazione ambientale nei paesi di tutto il mondo.

Fonti: i dati utilizzati provengono dal sito dell’EPI e includono dati da altre varie fonti, tra cui la Banca Mondiale, l’Agenzia Internazionale per l’Energia e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

dritti sociali EPI social rights UE

3. Come stanno progredendo i diritti sociali nell’UE?

Nel grafico che segue è possibile vedere l’evoluzione dell’ESRI a livello nazionale, così come la tendenza dell’Unione Europea complessiva ma anche divisa per pilastro, ambito, genere.

Per quanto riguarda i pilastri, quello delle Equal Opportunities mostra un miglioramento costante, specialmente dopo il 2016, grazie a programmi come la Youth Guarantee.

Il pilastro Fair Working Conditions cresce più modestamente dal 2010 al 2015 a causa dell’elevata disoccupazione e della lenta ripresa economica dalla crisi del 2008. Si vedono comunque miglioramenti sostanziali dal 2016, in particolare dopo il 2020, grazie a iniziative come il SURE e lo European Recovery Plan.

Infine, il pilastro Social Protection, che include le condizioni di vita, la povertà e l’assistenza sanitaria, segue una tendenza generale al rialzo dal 2010 al 2024, nonostante un calo evidente negli anni della pandemia. La fase di ripresa post-2020 è stata consistente, guidata dal piano di recupero Next Generation EU.

Dal punto di vista del genere, gli indici ESRI di uomini e donne hanno seguito traiettorie di crescita simili, con gli indici delle donne costantemente in ritardo rispetto a quelli degli uomini.

I livelli dell’ESRI sono migliorati in tutta Europa, ma persistono disparità regionali e di genere.

La Grecia si distingue come eccezione, con un ESRI inferiore nel 2019 rispetto al 2010, a causa della grave crisi del debito e delle successive misure di austerità.

I paesi dell’Europa orientale hanno registrato una crescita significativa dell’ESRI dal 2010 al 2019, che si è però appiattita dopo il Covid, a causa delle persistenti sfide legate alle infrastrutture sociali e alle dipendenze economiche.
I paesi nordici, insieme a Germania e Paesi Bassi, hanno mostrato una performance costantemente elevata nell’ESRI, in contrasto con i paesi meridionali, che hanno faticato con sfide economiche e alti tassi di disoccupazione.

4. La sfida della convergenza territoriale

Tra il 2010 e il 2023, l’ESRI ha mostrato miglioramenti diffusi in molte regioni, nonostante l’entità del progresso vari significativamente. Gli indicatori sull’istruzione hanno visto miglioramenti sostanziali a Malta, in Portogallo e in Spagna. La riduzione del divario di genere è stata notevole in Lussemburgo e Malta, mentre Estonia, Lituania e Lettonia se la sono vista peggio.

Per quanto riguarda il numero di NEET, ci sono state riduzioni significative, in particolare in Irlanda, Lettonia ed Estonia, che hanno anche portato a un miglioramento degli indicatori su struttura della forza lavoro e disoccupazione di lunga durata.

Per quanto riguarda l’analisi NUTS2, l’Europa occidentale, la Spagna, il Portogallo e alcune parti dell’Europa centrale hanno visto aumenti significativi nei punteggi dell’ESRI, mentre alcune regioni dell’Europa orientale, come la Romania e la Grecia, hanno registrato miglioramenti limitati o addirittura cali.

Le regioni meridionali della Spagna e dell’Italia, nonostante i progressi significativi, non hanno ancora raggiunto lo standard medio.

Il Pilastro sociale mira a promuovere la convergenza sociale verso l’alto in tutta Europa, incoraggiando le regioni con standard di diritti sociali più bassi a recuperare il ritardo, ma la convergenza Sigma rivela un quadro diverso. Prima della pandemia, nell’UE-27 si registrava una convergenza complessiva appena percettibile, con le regioni meridionali che mostravano una maggiore divergenza.

A seguito di un miglioramento generale dal 2014 al 2019, a partire dal 2020 la divergenza media ha ricominciato a salire, trainata soprattutto dalle regioni orientali e settentrionali. Tuttavia, come si può vedere dall’evoluzione dell’ESRI a livello NUTS2 mostrata nel grafico precedente, mentre la divergenza del Nord è alimentata da regioni con prestazioni eccessive, l’area orientale segue una tendenza opposta.

Nell’analisi dei dati esistono diversi tipi di misure di convergenza che possono essere utilizzate per valutare il grado di avvicinamento tra le economie o le regioni nel tempo, come la convergenza sigma, beta e gamma. La Convergenza Sigma si riferisce alla riduzione complessiva delle disparità tra i paesi nel tempo e non è altro che la deviazione standard di una variabile (in questo caso dell’ESRI regionale). Una diminuzione della deviazione indica convergenza, mentre un aumento della deviazione standard segnala divergenza.

5. Lezioni dalla pandemia: l’importanza di una risposta coordinata alle crisi

Analizzando l’ESRI dal 2010 al 2023, il 2020 rappresenta certamente una svolta centrale per l’Europa meridionale.

Dal 2010 al 2019, Italia e Grecia hanno registrato cali a causa di problemi strutturali e ricadute dell’austerità.

La risposta alla pandemia di Covid-19, invece, segnata da politiche fiscali espansive, ha facilitato una ripresa più rapida rispetto alle misure di austerità post-2008 che hanno prolungato le difficoltà economiche e sociali.
Le misure senza precedenti dell’UE, tra cui SURE, RRF, ecc., hanno fornito un sostegno finanziario essenziale, aiutando le nazioni a mitigare gli impatti negativi e riprendersi più velocemente. Questa solidarietà ha dimostrato l’importanza degli sforzi coordinati europei nella gestione delle crisi.

6. L’uguaglianza di genere come priorità trasversale per la convergenza sociale

Nonostante i progressi, persistono significative disparità di genere nella partecipazione al mercato del lavoro e nell’uguaglianza salariale, in particolare in Europa meridionale e orientale.

Le donne raggiungono livelli di istruzione più elevati, ma hanno una partecipazione e salari inferiori rispetto agli uomini. Programmi specifici in Grecia e Italia hanno mostrato miglioramenti, ma rimangono sfide. Politiche inclusive del mercato del lavoro, la chiusura del divario salariale di genere e il supporto alle responsabilità familiari sono essenziali, ma è anche importante promuovere la partecipazione femminile nei campi STEM.

Inoltre, sebbene abbiamo cercato di catturare il divario di genere all’interno dell’ESRI, c’è ancora molto da fare in termini di indicatori sensibili al genere e disaggregati a livello regionale. Mentre i punteggi complessivi dell’ESRI per uomini e donne mostrano tendenze simili, un’analisi più approfondita rivela significative disparità e indicatori chiave che non sono sensibili al genere.

Gli sforzi di ripresa post-pandemia si sono concentrati sull’occupazione femminile, tuttavia le disparità rimangono, evidenziando la necessità di un’attenzione politica sostenuta.

7. La dashboard dell’ESRI: gli indicatori chiave

Lo European Social Rights Indicator comprende vari indicatori chiave che monitorano la performance sociale dei paesi europei. L’analisi dei singoli indicatori dell’ESRI rivela tendenze interessanti. Ad esempio, i paesi nordici come la Finlandia mostrano tassi estremamente elevati di partecipazione all’istruzione e alla formazione continua, contribuendo a una forza lavoro altamente qualificata e flessibile. D’altra parte, paesi come l’Italia mostrano progressi significativi nella riduzione del numero di NEET.

L’indicatore sulla protezione sociale, che include misure come la riduzione della povertà attraverso i trasferimenti sociali, dimostra come le politiche mirate possano fare la differenza. Infine, l’indicatore sull’occupazione mostra come i paesi, per esempio la Germania, che hanno beneficiato di politiche attive del mercato del lavoro e di programmi di formazione professionale, sono stati in grado di mantenere bassi i tassi di disoccupazione anche durante le crisi economiche.

8. Approfondimenti sull’Environmental Performance Index (EPI)

L’Environmental Performance Index fornisce una misura completa della salute ambientale e della vitalità degli ecosistemi.

La Danimarca ha mantenuto la sua posizione di leader nell’EPI a livello globale dal 2012 al 2022, in gran parte grazie all’adozione precoce dell’energia eolica e a una regolamentazione ambientale completa.

Nel 2022, tutti i paesi dell’UE-27 erano tra i migliori performer globali, con diversi paesi, tra cui Croazia e Malta, che hanno migliorato significativamente i loro punteggi attraverso gli standard ambientali dell’UE e investimenti mirati nella sostenibilità.

La qualità dell’aria è notevolmente migliorata in città come Berlino, dove l’introduzione di zone a basse emissioni e il potenziamento dei trasporti pubblici hanno ridotto le concentrazioni di NO2 del 30% in cinque anni. Ciò ha avuto un impatto diretto sulla salute pubblica, riducendo del 15% i ricoveri ospedalieri correlati a problemi respiratori.

Miglioramenti simili sono stati osservati in Germania e nei Paesi Bassi grazie a rigide normative sulle emissioni. Gli indicatori delle energie rinnovabili in Spagna e Portogallo riflettono il loro impegno in questo campo, con la Spagna che nel 2020 ha prodotto il 46% della sua elettricità da fonti rinnovabili (in particolare solare).

Gli indicatori di salute ambientale sono alti nei paesi nordici, in particolare Svezia e Finlandia.

9. Il Nord Europa: un modello di convergenza sociale e ambientale

I dati indicano una forte correlazione tra la performance ambientale e i diritti sociali.

I paesi del Nord Europa come Danimarca, Finlandia e Svezia eccellono sia nell’ESRI che nell’EPI, dimostrando come gli investimenti in tecnologie verdi e nel welfare possano creare un ciclo virtuoso in cui un ambiente sano supporta una società sana.

Tuttavia, i grafici a dispersione che dettagliano i dati ESRI ed EPI dal 2012 al 2022, insieme alle cifre del PIL, mostrano diverse modalità di gestione dell’equilibrio tra sostenibilità ambientale, benessere sociale e crescita economica. Questi grafici rivelano che la crescita economica non si correla uniformemente con i miglioramenti dell’EPI o dell’ESRI.

Inoltre, i paesi che necessitano di transizioni significative possono vedere una crescita dell’ESRI a scapito dell’EPI. Sebbene diversi paesi con un PIL più elevato mostrino punteggi migliori in EPI e ESRI, questo da solo non è un indicatore definitivo – come dimostrano i punteggi EPI e ESRI moderati dell’Irlanda. Lo stesso vale per Germania e Paesi Bassi, dove l’efficacia delle politiche, l’innovazione e la qualità della governance si dimostrano cruciali per i risultati di sostenibilità.

10. Focus sull’Italia

La ricerca utilizza l’analisi NUTS2 per concentrarsi sulla situazione in Italia, esaminando le tendenze in diverse regioni nel periodo dal 2010 al 2023. Analizzando l’evoluzione di tutte le dimensioni dell’ESRI, possiamo infatti ottenere informazioni sui progressi e sulle sfide in corso, esaminando le variazioni regionali e identificando tendenze specifiche all’interno del paese.

I dati dell’ESRI per il 2023 evidenziano una performance con variazioni significative tra le regioni. Gli indicatori che hanno visto un’evoluzione più positiva sono quelli relativi all’istruzione e all’uguaglianza di genere, mentre le condizioni di disuguaglianza di reddito e giovanili mostrano il peggioramento più marcato. La struttura della forza lavoro, il reddito e le condizioni di vita rimangono infatti gli indicatori più critici che influenzano il punteggio complessivo dell’ESRI.

Molte disuguaglianze regionali

Le disuguaglianze regionali in Italia sono evidenti. Mentre alcune regioni settentrionali e centrali mostrano miglioramenti sostanziali, le regioni meridionali continuano ad affrontare sfide significative. Ad esempio, l’indice di uguaglianza di genere è significativamente più alto nel nord-ovest e nel nord-est rispetto al sud e alle isole. Questo divario è evidente anche nelle opportunità educative e nelle condizioni di lavoro, a indicare la necessità di politiche mirate per ridurre queste disuguaglianze regionali.

Esiste inoltre una forte correlazione positiva tra i punteggi relativi all’istruzione e quelli delle condizioni di lavoro, in quanto un’istruzione di qualità può tradursi in migliori opportunità di lavoro e dinamiche occupazionali positive. Non solo. Le regioni con alti punteggi di uguaglianza di genere tendono anche a ottenere buoni risultati nell’inclusione sociale.

L’impatto positivo delle politiche fiscali espansive post-Covid19 e l’effetto del reddito di cittadinanza

Le politiche fiscali espansive post-Covid hanno avuto un impatto significativo, in particolare negli ambiti legati alle condizioni di vita e all’inclusione sociale. Le regioni nel nord-est, come il Trentino e l’Emilia-Romagna, e alcune nel nord-ovest, come la Valle d’Aosta, mostrano punteggi elevati nelle condizioni di vita. Ciò indica che le politiche di sostegno e i trasferimenti fiscali hanno migliorato notevolmente la qualità della vita e ridotto la povertà.

Tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha visto cambiamenti significativi nella riduzione della povertà anche grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza. L’aumento significativo dell’indicatore sull’impatto delle politiche pubbliche sulla riduzione della povertà rispetto all’evoluzione precedente suggerisce infatti che il reddito di cittadinanza abbia avuto un ruolo chiave nel migliorare le condizioni economiche delle famiglie più vulnerabili.

Confrontando l’Italia con altri paesi europei nello stesso periodo, l’aumento risulta tra i più alti.

 

Uguaglianza di genere

L’uguaglianza di genere è un altro ambito in cui si riscontrano disparità significative tra le diverse aree d’Italia. Le regioni del nord-ovest e del nord-est mostrano una maggiore uguaglianza di genere rispetto alle regioni del sud e delle isole. Questo divario può essere attribuito a vari fattori, tra cui differenze culturali, economiche e di accesso all’istruzione e al lavoro.

Le politiche per promuovere l’uguaglianza di genere devono essere rafforzate, specialmente nel sud e nelle isole, per garantire pari opportunità a tutte le donne in Italia.

  • Affrontare le persistenti disparità regionali nei diritti sociali implementando politiche mirate che si concentrino su istruzione, opportunità di lavoro, accesso all’assistenza sanitaria e miglioramenti infrastrutturali nelle regioni rimaste indietro, in particolare nel sud e nell’est Europa.
  • Rafforzare le politiche di uguaglianza di genere, in particolare nelle regioni dove le disparità sono più pronunciate, come il sud e l’est Europa. Ciò potrebbe includere la promozione della partecipazione femminile nei campi STEM, la riduzione del divario retributivo di genere e il miglioramento del supporto per l’equilibrio tra vita lavorativa e familiare.
  • Sfruttare il successo delle misure di recupero post-Covid-19. Queste iniziative hanno dimostrato l’efficacia delle politiche fiscali coordinate nel mitigare le disparità sociali ed economiche. Inoltre, sviluppare e istituzionalizzare meccanismi per risposte rapide e coordinate a livello UE alle crisi future, garantendo che i diritti sociali e l’equità regionale vengano mantenute anche nei momenti di ripresa.
  • Allineare le politiche sociali e ambientali per favorire un ciclo virtuoso in cui i miglioramenti nei diritti sociali si accompagnano a progressi nelle prestazioni ambientali. Il Nord Europa serve come modello a tal proposito, dimostrando come gli investimenti in tecnologie verdi possano coesistere con sistemi di welfare solidi.
  • Utilizzare l’ESRI come strumento per monitorare i progressi e garantire che tutte le regioni dell’UE siano su un percorso di convergenza sociale verso l’alto. Aggiornare e perfezionare regolarmente l’ESRI per includere dati più dettagliati e disaggregati a livello regionale, in particolare per quanto riguarda gli indicatori sensibili al genere.

Raccomandazioni
per i policy-makers

  • Condurre studi più dettagliati a livello regionale (NUTS2) per comprendere meglio le dinamiche locali che contribuiscono alle disparità regionali nei diritti sociali. Esplorare i fattori che portano a una convergenza positiva in alcune regioni e a stagnazione o divergenza in altre. Inoltre, ampliare l’ambito della ricerca per includere un’analisi di genere più completa. Questo dovrebbe prevedere lo sviluppo e l’uso di indicatori disaggregati per genere che tengano conto dell’intero spettro delle identità di genere. Un approccio del genere è essenziale per generare approfondimenti più significativi e inclusivi, soprattutto all’interno di quadri consolidati come l’ESRI.
  • Innovare le metodologie utilizzate per misurare la convergenza sociale e ambientale, potenzialmente incorporando dati qualitativi, analisi di big data e machine learning per offrire approfondimenti più dettagliati.
  • Espandere la ricerca a paesi non UE per capire come diversi contesti politici, sociali ed economici influenzano i diritti sociali e gli esiti di sostenibilità. Ciò potrebbe fornire preziose informazioni sia per i policy maker europei sia per quelli di altre regioni.

Raccomandazioni
per l’accademia

  • Sensibilizzare sull’importanza della convergenza sociale verso l’alto e sui rischi delle disparità regionali all’interno dell’UE. Mobilitare le comunità attorno a questioni chiave come l’uguaglianza di genere, la protezione sociale e la giustizia ambientale.
  • Fare pressione per garantire che le politiche volte a ridurre le disuguaglianze regionali e sociali siano efficacemente attuate. Utilizzare strumenti come l’ESRI per monitorare i progressi, pubblicando regolarmente rapporti e risultati che evidenziano le disparità in corso nei diritti sociali, nelle prestazioni ambientali e nello sviluppo regionale.

Raccomandazioni
per la società civile

Questo progetto è stato finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nell’ambito del bando MAECI 2023 “Contributi a progetti di studio, ricerca e analisi nel campo della politica estera e della promozione e sviluppo delle relazioni internazionali”.